AretinoCabaret
Ritratto ballerino di un avventuriero del pensiero
con Luca Scarlini e Francesco Botti
Pietro Aretino (Arezzo, 20 aprile 1492 – Venezia, 21 ottobre 1556) si incide nel Rinascimento per la forza furente della sua penna. Licenzioso per vocazione, ebbe intorno a sé le bellezze di Roma e poi di Venezia, che vennero dette in omaggio a lui le “Aretine”, signore della notte che il nostro voleva tutte dell’ugual colore di capelli rosso, che il suo amico Tiziano aveva elevato a emblema della Serenissima. Eppure ebbe affetto alle sue figlie e cercò disperatamente di diventare cardinale, incarico che spettava anche ai non religiosi, e che per suo scorno era arrivato al suo nemico Pietro Bembo, amante di Maria Savorgnan e di Lucrezia Borgia. Capace di Sonetti erotici che compaiono nell’Inferno di ogni biblioteca, come di vite dei santi e delle beate, ebbe contro di sé tutti i bigotti, i benpensanti, i moralisti che lo leggevano sotto banco. A Roma scrisse la prima versione de La cortegiana, che rinnovò radicalmente il teatro italiano, diventando un favorito dei papi. Poco prima del sacco dei lanzichenecchi si spostò a Venezia dove scrisse parole di fuoco contro la meretrice di Babilonia. L’eccesso fu la sua misura, e di questo parla il racconto che propongo, che ha come necessità scenica un microfono e un impianto sonoro, senza immagini. Il lavoro può esistere come racconto solista, o con un attore che interpreta brani di Aretino, con spazio il teatro e per le lettere, in specie per quelle a Zufolina, cortigiana ermafrodita e spia al servizio di Caterina de Medici.
Luca Scarlini
Francesco Botti